domenica 6 giugno 2010

Ho letto: "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury

Strano titolo per uno strano libro: 451 gradi Fahrenheit è la temperatura alla quale la carta brucia. Più poetico il sottotitolo della traduzione italiana: "Gli anni della Fenice", che racchiude in sé il tema del fuoco e quello della rinascita. Il tema portante del libro è molto semplice: il Potere ha deciso che i libri sono pericolosi e, pertanto, devono essere distrutti. Cultura, notizie e verità possono arrivare solo dalla televisione, più facile da amministrare e da somministrare. In fondo sotto il sole non c'è nulla di nuovo: si narra che il califfo Omar, dopo che le sue truppe avevano conquistato Alessandria d'Egitto, a proposito dei libri della Biblioteca dicesse: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose, in ogni caso i libri vanno distrutti».
L'autore, Ray Bradbury, è considerato uno scrittore di fantascienza, ma, forse, è più corretto definirlo un favolista: in "Cronache marziane", ad esempio, manca quasi del tutto il sottofondo scientifico che c'è in altri autori di genere e Marte potrebbe essere una sorta di Far West prossimo venturo, mentre nell'"Uomo illustrato" i tatuaggi che ricoprono il corpo del protagonista si animano a raccontare tragiche storie. Anche "Fahrenheit 451", sinistra utopia di un'America del futuro, non sfugge a questo stile: pompieri che appiccano gli incendi anziché spegnerli, autopompe con il simbolo della salamandra, animale creduto in grado di vivere nel fuoco, gonfie di cherosene per accendere roghi di libri, televisori spalmati sulle pareti delle stanze che proiettano continuamente soap, i protagonisti delle quali interagiscono con gli spettatori, letali segugi meccanici in grado di stanare, inseguire e giustiziare chiunque. Sullo sfondo una guerra combattuta lontano dai confini, della quale si percepisce a malapena l'eco.
Nella Los Angeles di questo mondo alieno si muove Montag, il protagonista del romanzo, un pompiere che gode nell'accendere libri e case di bibliofili, inebriandosi dell'odore del cherosene, finché non incontra l'adolescente figlia dei nuovi vicini di casa e deve fare i conti con i suoi atteggiamenti non convenzionali (un giorno la trova distesa su un prato che vuol capire cosa si prova a essere morti). Scopre, o riscopre, un mondo al fuori e al di là del suo lavoro e della televisione e inizia a pensare.
Un giorno Montag infrange le regole e legge, di nascosto, un libretto che avrebbe dovuto bruciare. Affascinato, inizia a sottrarre i libri ai roghi, li ammassa in casa, provoca la moglie affinché anche lei abbandoni quello stile di vita artificiale, ma è tutto inutile. Montag inizia a frequentare Faber, un professore in pensione, che vuole in qualche modo combattere il potere e che gli da una radio ricetrasmittente da tenere nascosta in un orecchio per mantenere sempre il contatto con lui.
Un giorno arriva una chiamata: la squadra di Montag parte per intervenire e il nostro protagonista scopre che la casa che devono incendiare è la sua: Millie, la moglie, lo ha denunciato e Montag la incrocia mentre in lacrime abbandona la casa. Montag entra e inizia a incendiare tutto, a partire dalla stanza dei televisori, consapevole che, quando avrà finito l'opera di distruzione, sarà arrestato. Uscito di là ha un confronto con il suo capo che scopre la ricetrasmittente; Montag, per proteggere Faber, lo uccide puntandogli contro il lanciafiamme. La ribellione è completa e Montag non può che scappare.
Nella sua fuga incontra un gruppo di persone che lo invitano ad aggiungersi a loro: hanno seguito la sua vicenda su un televisore portatile, lo conoscono e sanno che quello che è stato presentato come l'epilogo della sua ribellione (il segugio che raggiunge un uomo, lo abbatte e gli pratica un'iniezione letale) è, in realtà, una messa in scena. Quegli uomini appartengono a una comunità, che conta migliaia di aderenti, e ognuno di loro ha imparato a memoria un libro, del quale ha assunto il titolo come nome, per preservarlo dall'oblio.
Mentre si allontanano dalla città sentono passare un gruppo di aerei a reazione che viaggiano in direzione contraria alla loro: «E la guerra cominciò ed ebbe fine nello stesso istante».
Montag e gli uomini-libro iniziano il loro cammino verso la Città, verso un posto dove la civiltà, come la Fenice, potrà risorgere dalle sue ceneri.
"Fahrenheit 451" è il manifesto di un pessimismo cupo e disperato, come il quasi coevo "1984" di George Orwell. In entrambi i libri il Potere esercita un assoluto controllo usando la televisione, sorta di Giano bifronte che da un lato trasmette messaggi propagandistici e dall'altro spia la vita dei cittadini, e la cultura è vista con sospetto: da un lato si bruciano i libri, dall'altro esiste un apposito Ministero che si occupa di adattarne il contenuto a quelle che sono le verità più gradite al Potere.

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