Tra i grandi filosofi dell'antichità quello che, forse, ha scritto di più è stato Aristotele, al quale la critica attribuisce un centinaio di opere, che discettano su ogni campo del sapere. Tre secoli dopo la morte dello Stagirita, Andronico da Rodi, filosofo peripatetico, si assunse l'onere di catalogare e di editare le di lui opere cercando di dare un (suo) ordine al corpus aristotelico. Mi piace immaginare che Andronico abbia incominciato a raggruppare e catalogare per tema gli scritti di Aristotele, dividendoli in Etica, Politica, Retorica, Poetica, Sull'anima, Logica e Fisica.
A questo punto il nostro filosofo, lungi dall'aver finito il suo lavoro, si trovò di fronte altri quattordici libri, che trattavano di una serie di argomenti diversi, non facilmente catalogabili. Con un sospiro si tirò pensosamente la barba (tutti i filosofi greci sono raffigurati con una fluente barba), prese i rotoli, li mise sullo scaffale, dopo i libri della Fisica, e li raggruppò sotto la definizione di "metafisica", che vuol dire, appunto, "oltre la fisica".
Lasciamo nella favoletta Andronico e i suoi dilemmi tassonomici, e parliamo di metafisica: è una branca della filosofia che oltrepassa l'esperienza empirica (la parola, infatti, infatti può anche essere interpretata come "al di là delle cose fisiche") per occuparsi della realtà nel modo più universale possibile. In altre parole possiamo dire che la fisica si occupa della descrizione di un fenomeno o di un ente, la metafisica della sua essenza.
È appunto dell'essenza delle cose che vorrei scrivere e dei suoi rapporti con le informazioni. Un concetto abbastanza noto a chi si occupa di archiviazione, di conservazione sostitutiva e, perché no, di SEO è quello di "metadato", parola che identifica un dato oltre il dato, un'informazione che ne descrive un'altra, cercando di evidenziarne l'essenza. Pensiamo a una scheda bibliografica: l'informazione "fisica" è il libro, inteso come contenuto e non come oggetto, quella "metafisica" l'insieme dei dati (autore, casa editrice, edizione, numero di pagine, abstract eccetera) che compaiono sulla scheda bibliografica e ne definiscono l'essenza.
Il metadato si usa per conseguire alcuni obiettivi: facilitare la ricerca del documento provandone l'esistenza e identificandone la posizione, permettere la creazione di insiemi di documenti collegati tra loro (e qui entra in gioco il concetto di ipertesto ma di questo, consentitemi, parlerò un'altra volta) e gestire l'archiviazione dei documenti in apposite strutture. Pur non essendo strettamente legati al solo ambito informatico, oggi quando si parla di metadati si fa riferimento soprattutto a informazioni riferite a documenti digitali o digitalizzati, suddivise in tre categorie (mi verrebbe da scrivere "metacategorie", ma forse esagererei). Avremo così metadati descrittivi, che permettono l'identificazione e il recupero del documento digitale e che, per favorire l'interdisciplinarietà (cioè la possibilità di legare tra loro documenti di ambiti diversi per seguire un filo comune) devono essere, in qualche modo, ricondotti a sistemi standardizzati come il Dublin core.
Una seconda categoria è quella dei metadati amministrativi e gestionali, che riguardano le modalità di conservazione e catalogazione degli oggetti digitali nel sistema di archiviazione; l'ultimo tipo è quello dei metadati strutturali (in pratica metadati riferiti ai metadati), che collegano tra loro ontologie di informazioni diverse: un esempio di questo tipo è dato dal linguaggio (anzi, dal metalinguaggio) XML, utilizzato per descrivere documenti strutturati.
Uno dei problemi da affrontare quando si realizza una pagina web è quello della sua indicizzazione, per renderla "leggibile" dai motori di ricerca, e quindi facilmente ricercabile. Per facilitare questa operazione si usano i cosiddetti "meta tag", che altro non sono che metadati inseriti nel linguaggio HTML che descrive la formattazione della pagina: i meta tag sono invisibili all'utente perché non intervengono nella formattazione della pagina, ma, in origine, servivano a fornire agli spider dei motori di ricerca informazioni circa le proprietà della pagina e del suo contenuto. L'uso improprio, anzi l'abuso dei meta tag hanno spostato di fatto l'interesse dei motori di ricerca sui contenuti (e sui link in entrata), tralasciando i metadati, che oggi sono utili soltanto perché forniscono all'utente un breve riassunto della pagina (description), mentre le parole chiave devono essere ben posizionate e non fuorvianti. Nel caso della SEO, quindi, possiamo dire che la fisica ha avuto la sua rivincita sulla metafisica, perché i contenuti hanno un'importanza maggiore rispetto alle proprietà.
Mario Govoni
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