Il libro è una specie stravagante: da sempre data in via di estinzione, tende a riprodursi naturalmente, generando generi e figliando fogli. I libri si riproducono per lo più in tipografia, dove mediante tecniche di riproduzione a stampa, rendono carta bianca carta potenzialmente inutile. Malgrado questo, di solito, la carta stampata costa più della carta bianca. Il libro si riproduce solitamente in forma asessuata, per meiosi: quando noi abbiamo in mano un libro tendiamo a pensare a esso come a un individuo; niente di più sbagliato: esso è una piccola parte di una grande colonia, di un sistema vivente esteso. Ogni libro, inteso come "titolo", è quindi solo un elemento di una serie di copie identiche che escono contemporaneamente dal luogo di riproduzione per poi cercare il proprio spazio vitale, chiamato (senza troppa fantasia) "libreria". E' nella libreria che i titoli cercano di entrare in competizione con altri titoli. La competizione è spesso cruenta, dato che ogni libreria ha poco spazio per garantire la vita di tutte le singole razze di libro. Alcune librerie hanno organizzato degli spazi per proteggere i libri in via di estinzione, detti anche "reparti", in cui vengono fatti entrare solitamente pochi individui per volta, come accade nei parchi naturalistici. Alcuni di questi libri sono lì per anzianità (e a volte per questo vengono detti "saggi"), altri perché sono detti "di genere" o sono "per ragazzi". Come nella specie umana, infatti, le discriminazioni vengono effettuate per genere o per età. Quando i titoli rimangono troppo a lungo nella loro riserva, iniziano a sparire. Dapprima lasciano quello che è il posto più ambito dai libri, la vetrina; poi abbandonano anche lo scaffale e prima o poi sono destinati a quello che è l'oltretomba dei libri, un luogo terribile detto "macero", una specie di limbo in cui si dice i pensieri si fermino su se stessi, e le pagine girino in tondo. Nessuno, una volta destinato al macero, riesce a salvarsi. Raccontano alcune voci che certi libri, in effetti, riescano a sfuggire al loro destino, e a infilarsi in compiacenti librerie destinati ai fuggiaschi, e lì ricordano a tutti cosa aspetta loro; per questo vengono detti "reminders", coloro i quali ricordano. Altri aggiungono una "a", e dicono "remainders", probabilmente per esorcizzare la potenza del ricordo.
La maggior parte dei libri, invece, compete per una fetta di territorio che pare essere la migliore: esposta alla luce, al passaggio, in una parola alla fuga dalla libreria. I libri sanno infatti che non possono vivere per sempre in libreria, e cercano quindi una possibilità di lasciarla. Dato che non hanno gambe (tutti i libri, in senso tipografico, hanno un certo carattere e un corpo; ma nessuno possiede gambe. Alcuni possono essere libri alla mano, scritti a braccio, di prima mano, perfino scritti coi piedi; ma nessuno possiede gambe. Probabilmente per impedire loro la fuga), i libri devono affidarsi ad altri esseri, che chiameremo lettori (anche se qualcuno li preferisce chiamare "acquirenti"). I lettori sono una specie fragile, sensibile al rischio del macero, e cercano sempre di salvare dei libri dal loro destino; entrano nelle librerie come in un canile o in un orfanatrofio e si fanno irretire dall'aspetto più simpatico. I libri hanno elaborato diverse strategie di sopravvivenza, per cercare di attirare l'attenzione del lettore, per far cadere l'occhio su di sé e non su un altro. I libri che saranno in grado di sopravvivere potranno lasciare in eredità il proprio patrimonio genetico, e generare altri libri simili a questi, in modo che i lettori possano trovare in libreria i libri che più li attirano, sempre simili a se stessi. Esistono comunque fenomeni di mutazione genetica (o filogenetica) che consentono ogni tanto l'apparire di un libro diverso dai precedenti eppure di specie particolarmente resistente. Esistono anche, pare, dei tentativi di laboratorio: per creare libri più interessanti al lettore si cercano incroci fra ceppi di successo, generando individui ibridi e curiosi; tali libri, spesso veri scherzi di natura, hanno però finora avuto vita effimera, a dimostrazione che la riproduzione in vitro è sempre meno efficace della riproduzione in libro.
La natura, come sempre, non smette di sorprenderci con bizzarre e curiose forme di adattamento all'ambiente; in modo darwiniano, per esempio, accanto alle specie dominanti si generano specie parassite: se un libro, ad esempio, conquista spazi di esposizione in libreria (colonne di volumi accanto alle casse, piedistalli in vetrina e altre forme di sfoggio di potere, comuni fra i libri), subito nascono accanto ad esso libri "parassiti", che si propongono come commento o silloge, dizionario o guida. Il fenomeno, curioso, è stato ampiamente studiato: il libro parassita ha di solito vita breve ed effimera, ma può godere ciononostante di una vasta diffusione. Oltre ai libri parassita, esistono curiose forme di libri imitatori: titoli simili, copertine quasi uguali, parole ricorrenti, simili in questo alle forme di mimetismo delle farfalle o di alcune specie di pesci; i libri parassita nascondono spesso carni molto più insipide, e si rivelano assai difficili da liquidare una volta in mano del lettore. Le loro capacità di sopravvivenza devono essere alte, dato che affollano i remainder, cosa che evidentemente deve essere legata alla capacità di evitare il macero. Ancora diverso è il fenomeno della simbiosi: alcuni libri esistono solo grazie al rapporto instaurato con alcuni lettori particolari detti "autori" (vi è chi sostiene che gli "autori" siano un'altra specie, distinta e geneticamente differente dai "lettori". Non entriamo qui in questa questione, peraltro di raffinato interesse). Gli autori (singolare: autore, più raramente "autrice") si vedono in giro solo con una copia del proprio libro, e i libri riescono a uscire dalla libreria solo quando appare l'autore; vi è chi sostiene l'inesistenza dell'autore in assenza del proprio libro, ma anche ciò non è stato provato. Altri libri ancora producono strane tossine, che producono dipendenza nel lettore: non si spiega altrimenti l'accanimento di alcuni lettori nel prendere più e più volte libri particolarmente simili fra di loro, e nel cercare di diffondere il contagio prelevando copie per ogni conoscente e amico. A dimostrazione che tale fenomeno sia legato a qualche malattia è l'esplosione di questa diffusione in periodo invernale, in particolare intorno alle festività natalizie, quando come è noto massimo è il diffondersi delle influenze. Si segnalano anche strani fenomeni di gigantismo: libri particolarmente grossi (o, ancora meglio, suddivisi almeno in trilogie) possono occupare più spazio in libreria e generare strategie tribali di conquista del territorio; dove si vede infatti un volume della trilogia o della serie, compaiono solitamente anche i precedenti. Per altro, è comune anche il fenomeno inverso: la tendenza a rimpicciolirsi; per attirare il debole lettore, infatti, alcuni libri si fanno piccini, in modo da poter stare esposti ove altri non arrivano (accanto alle casse, appesi a un filo, dietro la testa del cassiere). Se in natura la dimensione è solitamente inversamente proporzionale alla diffusione della specie (vi sono al mondo più mosche che elefanti), questo fenomeno non trova corrispondenza nel libro. Gli studiosi ancora discutono sul motivo stravagante: la presenza contemporanea di un medesimo libro in forma minuscola e maiuscola non è stata ancora adeguatamente spiegata.
Ma innumerevoli sono le forme che assume il libro per cercare di uscire dalla libreria, contemporaneamente paradiso e limbo, giardino edenico da cui i libri sanno di dover sfuggire, pena il macero che li attende inesorabile. Esistono molti miti, raccontati nella misteriosa lingua dei libri, su cosa vi sia dopo l'abbandono della libreria. E altrettanti, se non di più, miti sulle origini cosmogoniche della specie del libro e del singolo libro. Purtroppo, permangono molti misteri sul modo in cui i libri nascano e sulla origine reale del libro: alcuni sostengono che dietro ogni libro vi sia un "autore" (anche quando questo non leghi col libro un rapporto simbiotico), altri che vi sia perfino un "editore" (figura mitica che si incarica di raccogliere gli autori per far loro produrre libri, pare). L'unica cosa che i libri sanno è che, se sono fortunati, nel loro futuro c'è un lettore.
4 commenti:
Avrei voluto scriverlo io ...
La grandezza di chi scrive è sempre nel suo modo di guardare la realtà...
Il cogliere il reale secondo una prospettiva personale e assolutamente speciale.
Se questo riesce a farlo con ironia e armonia...
Si chiama Beniamino...
Molto ben scritto.
Bella l'idea e molti gli spunti ironici, veramente piacevole da leggere.
Max.
Ben una idea bella davvero. Mi son divertita e scrivi con una scioglievolezza più unica che rara.
Da docente di scienze devo correggere un errore: la meiosi è la riproduzione sessuata non asessuata che è la mitosi.
Dany
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